Dissolvenze Romane
Roma dal passato glorioso, Roma caotica e caciarona, Roma di viuzze e monumenti, Roma immensa. Roma come Amore, lo stesso che tre artiste dai trascorsi differenti provano per la città che le ospita.
Dissolvenze Romane è il titolo di questa esibizione artistica, capace di instaurare un dialogo intenso in labile equilibrio, tra la tendenza a rappresentare “ciò che è” e “ciò che si sente”, nella necessità di andare oltre la struttura conosciuta e percepita.
L’intensità dei colori, dei toni, riconverte in chiave contemporanea la matrice classica. Compare così la geometria, lo studio della struttura, la prospettiva verso il dominio dell’informale, dell’impronta, del gesto e della macchia.
Una Roma vissuta, interpretata e dipinta in tre modi diversi ma complementari, un viaggio artistico attraverso una città da amare, da esportare, ma nel contempo faticosa da vivere…
Una continua alternanza tra l’amore e l’odio.
Le tre artiste Andreina, Emanuela e Valentina, riscoprono il bello del disegno salvifico da una quotidianità non sempre scelta. Tele sospese per uno spazio-tempo invertito. Opere in cui il disegno ricerca una redenzione dell’ordinarietà, verso dimensioni oniriche, lontane, innaturali, sfocando ciò che disturba e mettendo a fuoco l’amato. Un’arte talvolta verso il simbolismo e il surrealismo, talvolta figurativa dai tratti leziosi e puntuali. Tre stili differenti, una meditazione condivisa, un modo di fermare i pensieri, una testimonianza di immedesimazione autentica capace di opporre all’erosione del presente, una temporalità fatta di cura e passione.
Le artiste si ritrovano nello studio ArteMà, sotto lo sguardo vigile e competente di Manuela, lavorano su tecniche diverse con punti di vista simili ma con differenti vibrazioni. Il sodalizio diventa amicizia e la frequentazione diventa arte, da sperimentare e da plasmare.
Manuela predilige pennellate veloci, colori, gesti ritmati che illuminano o cancellano, in bilico tra macchie e segno. Dietro un astrattismo velatamente non denunciato e davanti un figurativo rielaborato, intriso di messaggi e rimandi. Si eccede nella pittura di Manuela, si va contro l’ordinario e con le audaci macchie di colore cattura l’essenza caotica di Roma e la gestualità diventa un felice completamento della creatività. Vitalismo gioioso e nostalgico, dapprima con esili tratti a matita poi con il pennello disposto ad assumere la levità ispiratrice del racconto pittorico, colto dalla quotidianità e alimentato da una prospettiva ampia e coinvolgente. Una visione spaziale ansiosa di scoprire gli echi e le ansie tra paesaggio e anima.
Manuela ama Roma, ma ne ha anche fastidio e quest’alternanza di emozioni lo si percepisce nelle sue tele.
Andreina predilige i paesaggi di Roma, le vedute, i suoi cieli carichi di emozionanti colori e infuocati tramonti che solo Roma può offrire, uno skyline delicato sotto una natura potente. L’artista costruisce un crescendo di aspettative e un insieme di simbologie che lasciano un segno in colui che si ritrova intrappolato da tanta energia. Ma il sogno si perde nella realtà che rimane irriducibile. Appare sogno ma a un’attenta osservazione si svela come finzione per realizzarsi come ampliamento della realtà.
Con geometrie del tempo Valentina si concentra sui moduli, sui singoli oggetti, in un raro equilibrio strutturale di sagome e rapporti, ci trasporta in un mondo sospeso ove non esiste passato, presente o futuro, ma un continuum infinito nella temporaneità, capace di annullare la fisicità della materia. Il riferimento figurativo diventa ricettacolo di accadimenti di natura interiore, collocandosi in una sfera prettamente fisica. Le sue opere raccontano le contraddizioni di una città tra sacralità e paganesimo, silenzio e rumore, splendore e decadenza.
Come dissolvenze le opere delle tre artiste si fondono, si attraggono, si completano e si distinguono, intente a lasciare un’impronta personale in cui la diversa sensibilità indica diversi sentieri inesplorati e insospettabili in un dialogo intenso ed eclettico.
Chiara Sticca